giovedì 4 luglio 2013

Cosa non vorrei mai diventare

Eravamo ormai due mondi paralleli, due stelle gemelle. Io che temevo d'incontrare la mia gemella (cit. Lei mi somiglia in tutto da Un record... d'amore). Un' altra cosa che mi terrorizza e' quella di diventare come non vorrei mai... Ossia: stronza, falsa, cattiva, spietata, ignobile, banale. Tutti difetti che offendono l'umanità che  è in noi o dovrebbe caratterizzarci. La lotta alla sopravvivenza, e'  un tentativo costante per restare a galla da ogni lutto, sconfitta, separazione, delusione amorosa. Ed è vero che il caso favorisce la vita, la può rendere meravigliosa, ma bisogna corteggiare il caso, stargli addosso, volere fortemente che accada il meraviglioso cambiamento, insomma predisporsi alla svolta. Il caso se dovessi personificarlo, lo descriverei come un mago, con mantello oppure una lampada prodigiosa. Ecco il caso va corteggiato, come l'uomo che ci piace. Il corteggiamento dev'essere fatto di buoni propositi, sorrisi e ottimismo. Io credo che un atteggiamento negativo, allontani il caso, invece no, bisogna sorridere e solo in quel momento lui ci apparirà per offrirci altre possibilità. Elena2, e' uscita fuori dalla lampada del caso. E con lei, nuove consapevolezze, anche se avrei dovuto chiarire e scoprire ancora molte cose sul suo conto, soprattutto se quella che io considero una gemella, lo sia a tutti gli effetti, una sorella vera. 


Rossana

mercoledì 3 luglio 2013

L'uomo che dormiva con la camicia

Sopporto il peso del giorno con ore affollate e stordite dalle parole, pensieri, squilli, impegni, obblighi, rassegnazioni, delusioni, conquiste e fallimenti, per vivere l'unico momento in cui tutto si calma, il cielo abbassa il suo sipario sul giorno e le lucine preziose delle stelle, illuminano la strada di chi si ama o che sceglie d' incontrarsi. Lui era un tipo loquace, sorridente, persino dolce all' inizio. Sembrava uno di quelli senza vizi, della serie, non bevo, non fumo, sono un buon partito. Di cosa si occupava? Comunicazione, gli argomenti di maggiore interesse, la politica e lo sport. Si parlava di tutto, principalmente di libri, letture, ossia le finestre sul mondo interiore ed esteriore di questa società tecnologica e nostalgica. Arrivava tardi da me, le volte che proseguivamo  il dialogo iniziato su Facebook, davanti a due piatti di filetto al pepe verde, mezzo bicchiere di vino rosso DOCG e una bella musica di sottofondo.
Quasi sempre, si cenava la notte e di notte si dorme, quindi lui si fermava a dormire da me. Ognuno ha un modo tutto suo di prepararsi per la notte. Innanzitutto ci si libera delle scarpe e degli abiti per fare una bella doccia prima di mettersi a letto. Poi pigiamino, oppure slip, c' e' anche chi non vuole niente addosso per la notte e chi, come lui, dorme con la camicia. Lo vedevo coricarsi con la camicia che aveva indossato durante il giorno. Io lo trovato un modo atipico di passare la notte, in camicia, pur avendolo persuaso qualche sera, a indossare delle magliette di cotone mie, più adatte per la notte, almeno erano pulite. Insomma, non bevo, non fumo, però dormo con la camicia. Magari fosse stata la sua unica stranezza. 

Rossana

domenica 30 giugno 2013

La rosa dell' inverno

Sarà per la sua immensa fragilità che io amo la rosa, fiore fatato e seducente, meraviglioso incanto. La mia rosa, quella fiorita vicino alla rana e la salvia, aveva conservato la sua bellezza sotto i fiocchi di neve che si erano depositati sul suo timido bocciolo vestendola di bianco. S'intonava con i colori e i fiori del parco, la mia rosa fanatica e bella e anche Elena2 se ne era innamorata. Quello spazio era lieto, misterioso e attraente, come tutti i percorsi sconosciuti e nuovi. Ci ero stata diverse volte a fare sport, infatti gli attrezzi messi a disposizione dal comune, sarebbero rimasti lì immobili ad attendermi puntuali alla stessa ora, sperando che qualcuno non si prendesse il gusto barbaro di danneggiarli, cosa che temevo perché avrei rinunciato a fare sport in mezzo al verde a due passi da casa. Però quel giorno, dopo la solita giornata stressante, avevo proposto alla gemella di fare una passeggiata di notte nel parco. Quella chiave che apriva il cancello del parco, quella notte aprì una porta verso un mondo nuovo, di cui avevo letto diverse storie ma alle quali non avevo mai creduto. Fu una piccola luce che si agitava sulla panchina ad attirare la nostra attenzione. Ci siamo guardate e incuriosite, ci siamo chinate all'altezza della panchina dove di solito gli  anziani si siedono per giocare a carte. Sembrava una lucciola la creaturina che si agitava sul legno logorato di quella panchina e solo chi ha buona vista, può identificare un esserino tanto delizioso, alto come un mignolo e  viola, come il fiore. Recava in mano una microscopica lanterna per illuminare la famiglia di esserini dietro di lui sulla panchina. Siamo rimaste ad osservare il cammino compiuto da questi microbi acrobatici, operosi come formiche e silenziosissimi, al punto che come abbiamo girato lo sguardo, la piccola colonia dei violetti, si era dileguata. Sconvolte per l'accaduto, ci siamo inoltrare nel parco ma era buio pesto e la lucina era scomparsa. 

Rossana
Uomini... di ordinaria follia

La vita continua a essere il mio argomento preferito forse perché li contiene tutti: bella, orribile, fantastica, magica, spaventosa, colorata, grigia, caotica, sorprendente un pò come la donna che sogna di essere la sua principessa, come di chi? Ma del suo principe azzurro, quello sensibile e poetico, romantico, colui che la amerà per sempre.
Il per sempre è ciò che Elena2, detesta. Me l'ha raccontato stanotte. La sto conoscendo pian piano ed ogni volta è una sorpresa elencare le cose che ci accomunano, oltre al nome e cognome.
Il suo ex beveva, anche assenzio, ecco perché l'altra mattina appena ha visto la bottiglia, è rimasta pietrifica. Poi diceva le parolacce, era violento, gelosissimo, insomma il principe nero. 
Un mercoledì, nel periodo in cui si svolgeva il corso d'autostima dove l'ho conosciuta, ebbene lui con la scusa di prendere un caffé   insieme nel giorno libero e poi stare a cena e la notte, era arrivato vestito di buoni propositi e sorrisi bellissimi.
"Lui era più bello del solito" mi raccontò con gli occhi lucidi, e arrivò sulla porta di casa con un fascio di rose rosse, profumatissime.
"Una volta entrato si è messo davanti al pc, come faceva ogni volta, e ha scelto la musica più bella da ascoltare insieme, poi si è voltato, ha tirato fuori dal suo zaino due bottiglie di vino rosso ed ha iniziato a bere, invitandomi a brindare. Quella era l'ora dell'aperitivo, invece lui si è scolato le bottiglie sotto i miei occhi attoniti".
"Bel tipo - ho detto io - ma come fanno questi a bere in modo smisurato e senza controllo a stomaco vuoto, spero sia diventato allegro dopo aver bevuto?".
"Allegro? - mi ha risposto lei cambiando tono ed espressione - ha iniziato a baciarmi e la sua bocca sapeva di Chianti. In un attimo mi sono ritrovata nel mio letto col suo corpo addosso. Era passionale e seducente ma letteralmente ubriaco".
"Sembra un film americano - ho sorriso - passionale wow!".
"Dopo quel coinvolgimento sensoriale, sempre estremamente bello con lui, ha iniziato a offendermi, senza un reale motivo ma l'alcol era entrato in circolo e il principe nero aveva indossato il suo mantello di insensata follia. Quel mercoledì Elena2 aveva saltato la lezione.

Rossana


sabato 29 giugno 2013

Zighinì therapy

E' stata una giornata da cancellare, di quelle che non avrei mai voluto vivere e sia benedetta la notte per essere giunta a custodire la tristezza dentro il suo cielo pieno di stelle e una luna sorridente e imperturbabile.
 Dopo aver aperto la porta di casa e la finestra che affaccia sul parco, la luce della ranocchia immersa nel basilico, mi ha fatto tornare il sorriso così ho pensato di preparare una cena buonissima per noi.
Ho aperto il frigorifero e c'era tutto l'occorrente per cucinare un piatto etiope che ho assaggiato una sera al ristorante e di cui mi sono innamorata follemente: lo zighinì, con spezzatino di carne (manzo e pollo), berberé (un misto di spezie africane), cipolla e al posto del tradizionale pane injera, ho messo come base del piatto, una piadina romagnola, dopo i racconti di Nina sul sapore disgustoso e la consistenza gommosa di quello strano pane assaggiato nei suoi viaggi africani.
Dopo aver preso una pentola antiaderente e tagliato la cipolla, l'ho messa a cuocere a fuoco lento senza olio, rispettando la ricetta che avevo trovato su internet, in uno di quei siti di cucina e il profumo di buono iniziò a imprigionare cattivi pensieri e presenze inquietanti ed a buttarli fuori, non solo l'aglio, anche la cipolla ha queste caratteristiche: allontana.
Ho acceso la tv e cercando un programma leggero e allegro, sono andata sul sicuro: Made in sud con Mino Abbacuccio che si sente compreso e amato solo dal suo pupazzo Titì, gli Arteteca una coppia annientata da facebook, Gino fastidio il cantante con tastierina robotronica, Gigi e Ross e un fiume di risate assicurate.
In frigo come dessert avevo pronti dei budini di cioccolato a forma di bocciolo di rosa, che resta il mio fiore preferito. La casa era troppo silenziosa ed Elena2 l'avevo lasciata in bagno a fare la doccia. Ad un certo punto, ho abbassato la tv ed ho sentito dei singhiozzi, stava piangendo.
"Tutto bene" ho gridato mentre aggiungevo la passata di pomodoro alle cipolle.
Lei non mi ha risposto, allora ho pensato bene di andare a vedere se avesse bisogno di me e l'ho trovata a scrivere su di un bloc notes le sue emozioni, così come avevo letto nel suo diario di bordo, quello che lasciò alla classe quando aveva deciso di partire.
Il panico era tornato e io scelsi di non dire niente e continuare nei preparativi della cena.
La luna era bellissima e nonostante il caldo afoso, la quiete sembrava tornata nella nostra casa ma era una calma apparente...

Rossana



venerdì 28 giugno 2013

L'assenzio

La Fatina verde, l'aperitivo di fine ottocento dal sapore inebriante, ormai consegnato alla storia dell'arte e della letteratura, l'avevo incontrata nel libro di Augias, "I segreti di Parigi". Ho bevuto l'assenzio, bevanda prediletta da Verlaine, Wilde, poeti e artisti famosi e  non proprio nell'ora verde, ossia le diciassette, e devo ammettere che il suo effetto devastante e piacevolissimo, e' irresistibile come la bottiglia (in foto) che Elena2 ha trovato questa mattina tra le tazze del te'. Una notte di parole e ricordi, ci aveva ridotto come l' assenzio in effetti e quel che ci voleva era un bel caffè. Mentre cercavamo di destarci da quel torpore che ci aveva provocato un cerchio alla testa tale e quale a quello post sbornia, abbiamo sorriso e indossando una maschera di consapevolezza e maturità, abbiamo fatto un programma della giornata, a partire dalla nostra prima vera colazione insieme. Dopo tanto vagare, la mia gemella era con me, l'avevo finalmente trovata e pensare che tutto aveva avuto inizio con un corso d' autostima. Sul tavolino in balcone, quello dove avevo trascorso la notte con lei a fantasticare, avevo messo una tovaglia in pizzo di Bruxelles, bianco candido e delle tovagliette in plastica con maggioloni e vespe dipinte, due tazze, una con un leone disegnato e sorridente, l' altra con wonder woman, stracolme di caffè nero. In un piattino ho tagliato delle fette di ciambellone al cioccolato e zucchero a velo preparato dalla sottoscritta, succhi di frutta al mirtillo e come colonna sonora gli uccellini nel parco, intenti a provare il loro concerto mattutino...


Rossana



giovedì 27 giugno 2013

Piccoli princìpi

La vita, come l'amore, è imprevedibile e quando meno te lo aspetti, ti sorprende.
Ieri stavo sfogliando vecchie foto di famiglia, dove io e Nina col naso in su, ammiravano papà mentre ci raccontava delle storie. Eravamo seduti tutti e tre su un muretto, in vacanza al mare, dopo la scuola. Indossavamo jeans e magliettine di cotone, spensierate e pervase da una splendida innocenza. Vi è mai capitato di sognare ad occhi aperti? Sfogliai quell'album, quella sera sul balcone, dove io ed Elena2 dopo aver mangiato quella stupenda lasagna, ci siamo messe a parlare di tutto mentre la luce della ranocchietta, pian piano diventava fioca e poi si è spenta; ma noi abbiamo continuato a parlare fino all'alba e quando è spuntato il sole, ci siamo guardate e siamo scoppiate a ridere.
Quando devi raccontare tutta la vita, una notte non può bastare. E si fantasticava sugli uomini, sul sogno d'incontrare il principe azzurro. Forse avremmo dovuto truccarci di più per incontrarlo...
 Alcune donne amano indossare dei mascheroni di copertura per gli inestetismi, tipo cerone teatrale, io al massimo un filo di fondotinta, cipria sul viso, matita nera a disegnarmi il contorno occhi, rimmel, occhiali e via a farmi vedere dal mondo e a rimanere sempre più stupita da ogni stranezza possibile.
Il mio naso, tutto sommato è carino, anche se ha un bel solco in prossimità della congiuntiva destra, provocato da una vera e propria testata ad un cartello stradale che mi è sfuggito, mentre tentavo d’inseguire con tutto lo sguardo possibile, il mio amico che alla velocità della luce, era sparito ad un incrocio per le strade di Padova. Le batoste a quanto pare, mi perseguitano.
Sì, a Padova, dove solitamente sono tutti alti, un cartello stradale ad altezza donna (1.68) ha dell’incredibile.
Le botte si sa, inducono stordimento, a volte sono persino mortali ma mi salvai,  proseguendo dopo quella tranvata che ha lasciato un brutto segno sul mio naso, che dico segno, un buco come quelli stradali che se ci finisci dentro, rischi di fare una pessima figura.
"Perché ti trovavi lì?" Mi ha chiesto Elena2
Perché ero in Veneto?
Avevo ricevuto un invito, l’ennesimo, da parte di uno spasimante/amico/conoscente, insomma il fratello di un’amica di famiglia, rigorosamente single e simpatico.
Ho deciso il viaggio dopo una vacanza estiva con imprevisto epilogo amaro e un anno difficile, poi lui mi aveva pregata di raggiungerlo per farsi consolare da una delle sue solite delusioni amorose.
Giungere a Padova è stata una volata, col treno veloce, lo dice la parola stessa.
Io curiosa come sempre, ho proposto di fare un tour per la città prima di andare nella casa dell’amico che distava alcuni km dalla cittadina veneta. Non lo avesse mai detto.
Il destino, si sa, è beffardo e dissemina lungo il cammino un folletto capriccioso: l’imprevisto, l’incidente, quel fastidioso lenzuolo sgualcito ad altezza costole, che t’impedisce di trovare la posizione giusta per addormentarti. E la fase Rem va a farsi benedire.
Poi il solco non fu l’unico lenzuolo sgualcito in quel viaggio, tanto per cambiare, l’uomo amico conoscente s’innamorò di me.
"Ma dai - ha esclamato Elena2 - ma è mai possibile che gli uomini non riescano a restare al loro posto?"
"Ti racconto - ho iniziato - mi aveva addirittura lasciato la sua camera da letto al primo piano con il bagno spazioso che puliva per me ogni mattina. 
La sera dopo i giri vari per le località venete, ci si fermava in un ristorante e una sera, decisi di preparare la cena a casa, pure per far risparmiare qualche soldo al mio amico così gentile ed ospitale.
Ma il tète e tète casalingo, non fu una splendida idea. Sguardi languidi, battute e avances imperversarono in quella serata noiosa e infinita che sfociò in un litigio.
Ha cominciato a chiamarmi mamma, dicendo che le mancava l’affetto materno e cose del genere, ma ti rendi conto?”
Ed Elena2: “Ma mandalo a quel paese, insomma, digli che si cercasse una fidanzata dalla parti sue” e io “Grazie Elena, sai sempre come confortarmi, va bene, non importa, tanto pensavo che il giorno successivo a quella cena, sarebbe stato l’ultimo giorno e da una parte, non vedevo l’ora di levare le tende".
Ma alla stazione, il congedo fu a dir poco drammatico. Innanzitutto lui volle offrirmi il biglietto del ritorno e poi cominciò a lanciarmi sguardi disperati, misti di afflizione e pietà, quasi supplichevoli, come a dire: “Ti prego, non lasciarmi solo, non andare via”.
In realtà il vero motivo per il quale io ero andata a trovarlo, dopo un’infinità d’ inviti, era per consolarlo dopo una delusione amorosa e non per sostituirmi alla sua ex. Insomma dopo il viaggio di ritorno ci scambiammo qualche messaggio, telefonata, litigio e poi lui mi cancellò dalla sua vita per non soffrire, anche se a dir la verità, per colpa sua, mi porterò appresso per sempre quel terribile segno sul naso, altro che delusione amorosa.
"Che storia incredibile" mi ha detto Elena2!
Io avrei preferito continuare a leggere il Piccolo Principe, altra storia assurda che ha come protagonista un apparente gentil ragazzo, in crisi sentimentale, tanto per cambiare, che ho conosciuto virtualmente.
Galeotto fu facebook nel custodire la nostra corrispondenza virtuale. Lui moro, affettuoso, fidanzato e in crisi con una sua collega e convivente che a un certo punto voleva quagliare e metter su famiglia e lui irresponsabile e probabilmente disamorato, con la scusa di un intervento chirurgico, aveva preso le distanze diciamo sentimentalmente dalla sua storia d’amore, il cui vuoto colmava virtualmente attraverso i fiumi di parole scambiate con me.
Ma io mi domando e dico: E’ mai possibile che per portarvi all’altare dobbiamo trascinarvi con le catene del carcere, meglio ancora col guinzaglio dei cani?
Non ho mai sentito visto con gli occhi a cuoricino ed una pacatezza nella voce, un uomo mentre parla della sua voglia di sposarsi e tutti, escluso nessuno, ammettono di averlo fatto per lei, per le rispettive famiglie che se fosse stato per lui, non avrebbe mai detto quel fatidico e tossico sì sull’altare.
Le donne mogli questo lo sanno, eppure continuano a lavare loro i panni, a cucinare per i maritini e a tenerseli stretti, autostima zero, altro che donne che amano troppo. Come si fa a definire amore un rapporto in cui sai che il tuo uomo ti si è sposata in maniera coatta e tu devi sopportare quello sguardo insofferente  per tutti i giorni della tua vita, un’indolenza ed apatia costante con picchi di esaltazione rari e davanti a una partita di calcio oppure ad un bel culo di qualche attricetta.
Tutto ciò lo trovo patetico e non perché sono donna ma perché all’amore io credo, sarò pazza oppure troppo normale ma penso che l’amore può salvare la vita e darle un senso.
Torniamo al bel maschione moro che mi sono ritrovata un bel giorno a casa, spaparanzato sul divano, a farsi leggere il Piccolo Principe, un libro che io adoro.
L’avevo convinto a leggere quella storia ma lui diceva di non avere tempo, che lavorava sui mezzi a volte anche di notte e quindi non trovava un minuto per dedicarsi alla letteratura, pur essendone curioso.
“Te lo leggerò io, così insieme lo commenteremo e vedrai, ti piacerà”. La solita buona samaritana, avevo indotto il mio amico ad acculturarsi, io che non tollero l’ignoranza.
"Quando veniva a casa tua se lavorava e conviveva con un'altra?" Mi ha chiesto Elena2
 Le letture avvenivano dopo i saluti e un caffè, ah lui vendeva pure macchinette del caffè per arrotondare e a suo dire guadagnava un sacco di soldi, buon per lui.
In penombra, su quel divano comodo, si stava seduti per ore a leggere e parlare e ogni tanto ci scappava qualche bacetto, perché lui ci provava sempre. Si sa, la carne è debole come dicono gli uomini, un po’ come quelli che mi chiedono del dopo teatro, perché per gli uomini ogni lasciata è persa, quindi il motto è 'provarci sempre e comunque in ogni occasione', pure dentro le pagine di Exupery, l’aviatore francese autore del Piccolo Principe appunto.

Rossana




Cosa non vorrei mai diventare

Eravamo ormai due mondi paralleli, due stelle gemelle. Io che temevo d'incontrare la mia gemella (cit. Lei mi somiglia in tutto da Un re...